Anemia negli sportivi: cause, sintomi e strategie per prevenirla e gestirla
Livelli di emoglobina più bassi negli atleti di endurance sono spesso un adattamento fisiologico e non segno di malattia: ecco come riconoscere la “falsa anemia” nello sport
Nel mondo dello sport, in particolare tra gli atleti impegnati in attività di resistenza, è comune riscontrare livelli di emoglobina più bassi rispetto a soggetti non sportivi della stessa età, sesso e razza. Questo fenomeno è noto come anemia dello sportivo, ma la sua natura è spesso fraintesa. Approfondiamo le caratteristiche di questo stato ematologico e il suo significato per la performance atletica.
Gli atleti di endurance tendono a presentare una riduzione apparente dei livelli di emoglobina nel sangue, che potrebbe far pensare a una vera anemia. Tuttavia, gli specialisti parlano di “falsa anemia” o anemia per diluizione, poiché la diminuzione dell’emoglobina è dovuta principalmente all’espansione del volume plasmatico durante l’esercizio aerobico.
Durante l’attività fisica intensa, il corpo attiva meccanismi di adattamento che modificano il volume sanguigno in diversi modi:
Questi processi stimolano la secrezione di ormoni come renina, aldosterone e vasopressina, volti a trattenere acqua e sali, mentre l’albumina contribuisce a espandere il volume plasmatico. È stato osservato che anche una singola sessione di esercizi ad alta intensità può aumentare il volume sanguigno del 10% per un periodo fino a 24 ore.
Il risultato è che gli atleti possono presentare valori di emoglobina inferiori anche di 1-1,5 g/dL rispetto ai valori normali senza che ciò rappresenti una patologia. Tale condizione rappresenta un adattamento fisiologico fondamentale per migliorare la capacità aerobica, poiché l’aumento del plasma permette una migliore funzionalità cardiaca e un trasporto efficace di ossigeno ai tessuti muscolari.
Per gli specialisti è essenziale distinguere la “falsa anemia” da forme patologiche come l’anemia da carenza di ferro. Il parametro ideale per questa valutazione è il confronto con i valori ematici dell’atleta prima dell’inizio della stagione agonistica o degli allenamenti intensi.
Nel caso in cui si rilevino livelli di emoglobina inferiori a 1,5 g/dL al di sotto della norma o si accerti una carenza nutrizionale, è necessario intervenire con terapie specifiche. Al contrario, nel caso della falsa anemia, non è indicato alcun trattamento farmacologico o nutrizionale, poiché si tratta di un meccanismo di adattamento benefico.
Un’altra causa di riduzione dei globuli rossi negli atleti è l’“emolisi da impatto del piede”, un fenomeno che provoca la rottura delle cellule rosse a seguito dell’impatto ripetuto del piede sul terreno, tipico in discipline come la danza aerobica, il sollevamento pesi e, sorprendentemente, anche nel nuoto. Questo fenomeno contribuisce ulteriormente a diminuire la concentrazione di emoglobina.
Nei casi in cui l’anemia sia dovuta a una reale carenza di ferro, la terapia di prima scelta è rappresentata dalla somministrazione di solfato ferroso, con dosaggi di circa 65 mg di ferro elementare per compressa. È importante non eccedere con la dose per evitare effetti collaterali gastrointestinali.
Per ottimizzare l’assorbimento del ferro, si consiglia di associare l’assunzione a fonti ricche di vitamina C, come succo d’arancia, limone o kiwi. Parallelamente, una dieta equilibrata e ricca di ferro è fondamentale per prevenire e correggere l’anemia.
L’anemia è una condizione ematologica caratterizzata da una riduzione patologica dell’emoglobina, che comporta una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno. È un disturbo diffuso, con una prevalenza globale che interessa circa un quarto della popolazione mondiale, e si manifesta attraverso sintomi come stanchezza, affaticamento, dispnea e pallore.
Negli atleti, la distinzione tra anemia patologica e anemia dello sportivo è cruciale per evitare interventi non necessari e per garantire un corretto monitoraggio della salute e della performance. L’anemia sideropenica, cioè da mancanza di ferro, è la forma più comune e può compromettere significativamente la capacità di allenamento e competizione se non trattata.
Un esame del sangue completo, che includa la misurazione dell’emoglobina, dell’ematocrito, della sideremia, della ferritina e della transferrina, permette di identificare la natura dell’anemia e guidare il trattamento. Inoltre, conoscere i valori basali dell’atleta prima dell’attività sportiva consente di interpretare correttamente le variazioni ematologiche e di distinguere la falsa anemia da condizioni cliniche che richiedono attenzione medica.
La preparazione fisica degli atleti di resistenza si avvale anche di queste conoscenze per ottimizzare il condizionamento aerobico. L’aumento del volume plasmatico, infatti, migliora la gittata cardiaca e compensa la minore concentrazione di emoglobina per unità di sangue, garantendo un’efficiente ossigenazione muscolare.
Per allenatori, medici sportivi e atleti è fondamentale essere consapevoli che un livello di emoglobina leggermente inferiore alla norma non sempre rappresenta un problema. La gestione della salute ematologica deve essere personalizzata e basata su dati oggettivi e contestuali.
In presenza di sintomi come affaticamento persistente, calo della performance o pallore marcato, è opportuno approfondire con esami specifici per escludere forme di anemia patologica e intervenire tempestivamente.
In sintesi, l’anemia dello sportivo rappresenta un adattamento fisiologico e non una malattia, un aspetto che riflette la complessità delle modificazioni sistemiche indotte dall’allenamento e che contribuisce al successo nelle discipline di resistenza.